domenica 10 novembre 2019


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Mario Draghi Presidente del Consiglio?

Vorrei ricordare alla marea di italiani distratti che il nostro fu il firmatario insieme a Jean Claude Trichet della famosa lettera nella quale si ordinava al Governo italiano l'inserimento del pareggio di bilancio in Costituzione; la liberalizzazione dei servizi attraverso privatizzazione su larga scala; la deflazione salariale attraverso la cancellazione dell'articolo 18; l'innalzamento dell'età pensionabile e la riduzione del personale della pubblica amministrazione accompagnata da una riduzione degli stipendi. Se questo non vi basta, aspettate di vederlo Presidente del Consiglio dei Ministri per realizzare il sogno dei suoi datori di lavoro: la nascita degli Stati Uniti d'Europa.

venerdì 24 maggio 2019




L'economia malata del neoliberismo europeista

Risultati immagini per foto UE
In una situazione di economia sana, l'aumento della massa monetaria attraverso l'aumento dei salari pubblici, l'aumento delle pensioni basse o permettendo alle persone di andare in pensione a un'età ragionevole, comporterebbe un aumento della domanda, che obbligherebbe le aziende ad aumentare la produzione. Le aziende, non riuscendo a soddisfare la maggiore richiesta di beni con la stessa manodopera, sarebbero costrette, giocoforza, ad assumerne di nuova. Stabilito che l'inflazione è data dall'incontro tra domanda e offerta, è intuitivo capire che all'aumentare della domanda, se cresce di pari passo l'offerta, l'inflazione non può aumentare.
Nella situazione di economia malata in cui siamo affogati, dove non vi è alcun controllo da parte dello Stato è chiaro che le aziende, trovandosi a fronteggiare un aumento della domanda, piuttosto che assumere nuova manodopera, preferirebbero mantenere stabile l'offerta così da provocare un aumento del prezzo. Per impedire un tale disastro ci viene in soccorso la BCE la quale, per impedire impennate inflazionistiche (?), immette poca moneta nell'economia. Qual è il costo che i cittadini sono costretti a pagare per questo impulso di generosità della Banca Centrale Europea? La risposta ci viene offerta dalla curva di Phillips la quale ci spiega la relazione che intercorre tra disoccupazione e inflazione. Essa afferma che un aumento della disoccupazione risulta correlato a un decremento del saggio dei prezzi e sull'altare di questo “Moloch” sacrifichiamo milioni di persone alla miseria eterna.

lunedì 23 febbraio 2015

Barabba

Bar Abbà


Dal Corano
"Gesù non è stato crocifisso. Gli ebrei sono davvero miscredenti! Hanno detto contro Maria una calunnia enorme e affermano: "Abbiamo ucciso il Messia, Gesù figlio di Maria, messaggero di Dio!" In realtà non l'hanno né ucciso né crocifisso, ma qualcun altro fu reso ai loro occhi simile a lui... In verità, essi non l'hanno ucciso, ma Dio lo ha innalzato a se: Dio è potente e saggio!" (4, 156-157)

Matteo 26,6-13
"Mentre (Gesù) era a Betania, in casa di Simone il lebbroso, venne a lui una donna che aveva un vaso di alabastro pieno d'olio profumato di gran valore e lo versò sul capo di lui che stava a tavola".

Giovanni 12,1
"Sei giorni prima della Pasqua, (Gesù) andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E quì gli fecero una cena. Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di (Gesù) e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento".

Quale significato ha l'unzione secondo gli antichi testi?
L'unzione, nella tradizione biblica, consisteva nel versare sulla testa di un eletto dell'olio consacrato.
Essa era riservata ai re e ai sacerdoti. Ad esempio Samuele unge i primi due re d'Israele: Saul e Davide.

Dal libro di Samuele:
"Samuele prese allora l'ampolla dell'olio e gliela versò sulla testa, poi lo bacio dicendo: Ecco, non è perché Yahweh ti ha unto come condottiero sulla tua eredità?" 


Zaccaria 9,9 (profezia)
"Esulta grandemente figlia di Sion, giubila figlia di Gerusalemme! Ecco a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina".

Sono i giorni che precedono la Pasqua. Gerusalemme è affollata di pellegrini giunti in quella città per commemorare la liberazione dall'Egitto. Quale  momento migliore per adempiere la profezia di Zaccaria e auto proclamarsi re d'Israele?

Giovanni 12,12-15 
"Il giorno seguente, la gran folla che era venuta per la festa, udito che (Gesù) veniva a Gerusalemme, prese dei rami di palme e uscì incontro a lui gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del signore, il re d'Israele.
(Gesù) trovato un asinello, vi montò sopra, come sta scritto: non temere figlia di Sion! Ecco, il tuo re viene, seduto sopra un puledro d'asina".

 L’ingresso di (Gesù) in Gerusalemme, così trionfale, ha lo scopo di mostrare che egli è il nuovo re d'Israele.

Dal vangelo secondo Matteo
"Avevano in quel tempo un prigioniero famoso, detto Barabba".

Tutti conosciamo il personaggio di nome Barabba, messo in prigione perché brigante.
Almeno questo è ciò che la tradizione e la teologia cattolica ci racconta di lui.

"...era in prigione perché aveva preso parte ad una sommossa del popolo in città e aveva ucciso un uomo" 
Quindi stiamo parlando di un malfattore ribelle che ha commesso un omicidio e per questo arrestato.
Anche se i più antichi testi riportano:
 " il quale era stato messo in carcere in occasione di una sommossa scoppiata in città e di un omicidio"

In (Mc 15,7):
"Un tale chiamato Barabba si trovava in carcere, insieme ai ribelli che nel tumulto avevano commesso un omicidio".
Chi ha commesso l'omicidio Barabba o i ribelli che si trovavano in carcere con lui?
La lettura dei Vangeli in lingua greca fa chiaramente pensare che Barabba non fosse uno dei briganti che avevano commesso l'omicidio ma che egli sia stato arrestato in concomitanza con la sommossa di cui altri erano responsabili. Ci raccontano, tra l'altro, di un personaggio famoso.
La nota 16del Novum Testamentum Graece et Latine ci dice che alcuni antichi manoscritti, al posto di "leghomenon Barabban" (detto Barabba), troviamo scritto:
"Iesoun Barabban" (Gesù Barabba). La nota ci conferma che il personaggio non si chiamasse Barabba, ma era un titolo affiancato al suo vero nome: Gesù. Nell'interrogatorio che Gesù aveva subito, il sommo sacerdote Caifa si era trovato nella difficoltà di trovare un capo d'accusa valido per emettere la sentenza di morte. Ad un certo punto avrebbe chiesto a Gesù: "sei tu il figlio di Yahweh? E Gesù a lui: "tu l'hai detto".
E' noto che gli ebrei non possono pronunciare la parola tabù Yhwh (Dio) e quindi Caifa non si sarebbe mai azzardato a pronunciarla in quella occasione. Ma se egli ha realmente posto la domanda, in che modo ha potuto chiedere a Gesù se era il figlio di Dio? 
Nei racconti evangelici Gesù parla spesso di Dio usando i termini: "il Padre mio", "il Padre che è nei cieli".
Nella liturgia latina troviamo comunemente "filius Patris", che è proprio la traduzione letterale dell'espressione usata dagli ebrei e quindi anche dal sommo sacerdote Caifa: "bar Abbà". Mentre in italiano, in mancanza del tabù ebraico, essa si è potuta trasformare senza problemi in: "figlio di Dio". Scopriamo, quindi, che Barabba si ciamava Gesù e che Gesù era definito Barabba.
In attesa che qualcuno chiarisca l'intrigo, dobbiamo pensare che Pilato al popolo abbia presentato:
1 - Gesù, che era figlio di Dio, cioè Barabba, che fu condannato e giustiziato;
2 - Barabba, che però si chiamava Gesù, che fu graziato e rilasciato.
Come siano andate realmente le cose nessuno lo sa ma se Gesù Barabba è il prigioniero che fu liberato, dobbiamo forse cominciare a pensare che il vero Gesù non sia mai stato crocifisso, come afferma la tradizione coranica a dispetto delle arrampicate sugli specchi insaponati del Papa emerito Benedetto XVI nel suo Gesù di Nazareth.


venerdì 15 agosto 2014

Yahweh

 



Yahweh

"Ehyèh ’Ashèr ’Ehyèh" mi ricorderete con questo nome "Yhwh".

 Così rispose il Dio dell'Antico Testamento a Mosè quando chiedeva: "ma tu chi sei?" I teologi, gli esegeti, i pensatori a tempo pieno, dopo lunghe riflessioni hanno tradotto in tanti modi: "Io sono quel che sono, Io sarò quel che sarò, Io sono quel che sarò" etc, etc. Come ci dice Biglino, il senso della risposta potrebbe essere: "Chi sono io non ti riguarda. Ubbidisci e non fare domande." Sappiamo, che il Dio della Bibbia era, soprattutto, un buontempone e, per non farsi rompere troppo le scatole, gli fece un ruttino sul muso (Yhwh) "Mi ricorderete con questo nome" ma poi, scocciato dalle continue chiamate a vuoto, ordinò di non essere nominato invano.
Da quì inizia la lunga carriera del dio biblico.

In Deuteronomio 32,8 si legge: "Quando Elyon (l'Altissimo) diede alle nazioni la loro eredità, quando separò i figli degli uomini, egli fissò i confini dei popoli, tenendo conto del numero dei figli d'Israele.
Poiché la parte di Yahweh è il suo popolo, Giacobbe è la porzione della sua eredità".

Quindi, secondo la dottrina, Elyon assegna alle nazioni la loro eredità, separa i figli degli uomini e fissa i confini dei popoli tenendo conto - non si capisce perchè - dei figli d'Israele. Infine con il nome di Yahweh si autoassegna la famiglia di Giacobbe e degli altri non gliene può fregar di meno.
Secondo la logica dovrebbe leggersi: Elyon (capo degli Elohim) separa le nazioni, ne fissa i confini, conta i suoi e poi assegna a ciascuno la sua parte, a Yahweh spetta una piccola porzione e cioè la famiglia di Giacobbe.
Quel che non si capisce è perchè, essendo egli Dio, dopo essersi autoassegnato una piccola porzione di un popolo, passa i secoli a dare ordini ai suoi di sterminare altri popoli che egli stesso con il nome di Elyon ha messo lì dove sono. Misteri dell'insondabilità della volontà divina.

Scrollandosi da ogni condizionamento teologico, appare chiaro che nei cosiddetti libri sacri non risulta assolutamente  alcun monoteismo  ma, ci  racconta chiaramente di un Elohim geloso, pronto a sterminare senza alcun problema tutti quelli che si convertono ad altri Elohim, esattamente uguali a Yahweh che esistono e che vengono tranquillamente citati nei vari libri dell'Antico Testamento.

Riflettiamo sul primo dei comandamenti che, secondo la Chiesa Cattolica recita così:  "Io sono il Signore Dio tuo. Non avrai altri dei all'infuori di me".

Riportiamolo com'è scritto nella Bibbia:
1"Io sono Yahweh il tuo Elohim che ti ho fatto uscire    dal paese d'Egitto, dalla casa di schiavitù". 

2 "Non avere altri dei oltre a me".

Seguiti dal terzo, fatto sparire dalla chiesa, che recita:
3 "Non farti scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li servire, perché io, Yahweh, il tuo Elohim, sono un Elohim geloso; punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano, e uso bontà fino alla millesima generazione, verso quelli che mi amano e osservano i miei comandamenti".
Appare quanto meno incomprensibile che  il Dio unico, creatore del cielo e della terra, si preoccupasse che le sue creature potessero prostrarsi e servire degli innocui idoletti di pietra.

In Giudici 11,24  si racconta di un certo Iefte Giudice d'Israele cioè capo dell'esercito degli israeliti quando cerca di convincere il re degli Ammoniti a non attaccarli militarmente:
"Non possiedi tu quello che Camos, il tuo Elohim, ti ha fatto possedere? Così anche noi possederemo  il paese di quelli che Yahweh, nostro Elohim ha scacciato davanti a noi".

In Numeri 25  leggiamo: "Ora Israele era stanziato a Sittim e il popolo cominciò a fornicare con le figlie di Moab. Esse invitarono il popolo ai sacrifici offerti ai loro dei; e il popolo mangiò e si prostrò davanti ai loro dei. Israele si unì a Baal Peor e l'ira di Yahweh si accese contro Israele. Yahweh disse a Mosè: "prendi tutti i capi del popolo e falli impiccare davanti a Yahweh, alla luce del sole affinchè l'ardente ira di Yahweh sia allontanata da Israele. (...) Di quel flagello morirono ventiquattromila persone". 

Giusto per dare un'idea della bontà e misericordia infinita dell'Elohim d'Israele. 

Alla prossima
             






lunedì 11 giugno 2012

Una truffa chiamata banca









Ignoriamo tutto delle banche. E sulla nostra ignoranza che i banchieri e gli speculatori finanziari si arricchiscono. Ci fanno credere di prestare il nostro denaro per attività produttive.
Su mille euro che noi depositiamo all’1 % d’interesse che con gli addebiti vari diventa lo 0%, la banca li presta a un imprenditore a cui fa pagare il 7 se non il 12%. Crediamo che questo sia il guadagno della banca. Un guadagno che su mille euro si aggira intorno a 70 o 120 euro. Un bel guadagno, ma si sa la banca corre dei rischi, l’imprenditore può non pagare e quindi il guadagno è legittimo.
Almeno così ci fanno credere. La banca su quei mille euro non guadagna il 7 o il 12% ma molti di più. Come?
Quando depositiamo 1000 euro, la banca può creare tra i 10 e i 20 prestiti da 1000 euro ciascuno: ovvero crea moneta dal nulla per diecimila o ventimila euro e su tutto questo denaro “inventato” e prestato la banca incassa interessi.
Com’è possibile che la banca presti denaro che non ha? Semplice: la banca sa che i depositanti non ritireranno tutti insieme l’intero capitale depositato lo faranno poco alla volta e difficilmente in contanti ma, emettendo assegni o pagando con la carta di credito. E’ sufficiente un normale flusso di cassa (debitore che paga interessi con denaro reale) così da consentire alla banca di pagare contanti agli intestatari dei depositi che dovessero chiedere soldi veri.
Tutti questi soldi non sono altro che scritture contabili. Si calcola che l’85-95 per cento del denaro in circolazione sia creato fittiziamente dalle banche. In gergo bancario si chiama moneta scritturale, “aria fritta”.
Tutto questo denaro anche se falso, comanda l’economia e il lavoro: un imprenditore che ha ottenuto un fido deve far lavorare di più i suoi operai per guadagnare quel tanto per poter pagare le rate del capitale ricevuto con gli interessi. Così quel denaro fasullo diventa vero sfruttando la vera ricchezza che è il lavoro e il sudore degli operai.
Uno Stato dovrebbe avere la possibilità di stampare moneta priva d’interessi, moneta liberatrice dalla schiavitù dalle banche ma nell’epoca attuale gli Stati non hanno né la forza e neanche la voglia di contrastare questo predominio che domina e schiavizza i cittadini.
Le banche non lo consentiranno mai: vogliono indebitare il mondo, perché il mondo lavori per loro.

mercoledì 16 maggio 2012

Debito pubblico



Italia in default

Molti analisti finanziari prefigurano uno scenario catastrofico per il nostro paese. Dopo la Grecia anche l’Italia entrerà nel girone dei dannati con il risultato che non potrà più onorare gli impegni presi con chi detiene il nostro debito rischiando di ritrovarsi nella situazione di non poter chiedere più denaro al mercato e ritrovarsi a non poter più pagare stipendi e pensioni, sanità, scuola pubblica e sicurezza.
Ho l’impressione, da persona completamente digiuna di economia, che in tutto questo discorso, vi sia qualcosa che non quadra e quindi mi limito a fare un esempio semplice, semplice di economia domestica.
In una famiglia “fortunata” entra mensilmente uno stipendio che serve per mangiare, vestirsi e pagare la rata del mutuo. (con i tempi che corrono non è poco) Tutti i mesi il capo famiglia ha il dovere di non spendere più di quanto guadagna: se non paga la rata del mutuo la banca che glielo ha concesso per l’acquisto della casa si offende e sicuramente la riprende indietro.
Con ciò per significare che tutti i mesi non sarà costretto a chiedere un nuovo mutuo ma pagherà una rata che ridurrà il debito iniziale.
La stessa cosa succede per il debito che lo Stato ha contratto negli anni. Lo Stato non paga la rata in scadenza che andrebbe in diminuzione del debito, ma rinnova il suo debito alla scadenza con interessi che vanno adeguati all’andamento del mercato. Non chiede un nuovo prestito ma paga gli interessi su quello che ha.
Attualmente lo Stato sborsa circa il 5% su una somma che si aggira, grosso modo intorno ai 1900 miliardi di euro e cioè circa 90 miliardi di euro annui di interessi. Se, ipoteticamente, smettesse di pagare gli interessi su questo debito, non vorrebbe dire che di colpo non avrebbe più soldi per finanziare le spese necessarie al funzionamento della macchina pubblica: il gettito fiscale che i cittadini di questo paese versano per gestire la spesa corrente, rimarrebbe inalterato anzi, ci troveremmo i 90 miliardi in più di interessi non pagati.

Noi non vogliamo pagare un debito fatto a nostra insaputa da delinquenti travestiti da politicanti
Primo passo: l’indispensabile priorità al taglio della spesa pubblica: cancellare le spese inutili.
eliminazione totale delle spese per armamenti e coinvolgimenti nelle cosiddette missioni di pace.
Drastico taglio di tutte le spese per la politica ivi compresa la soppressione degli enti inutili come le province.
Lotta seria all’evasione fiscale considerandola reato penale grave e prevedendo per chi evade pene detentive severe.
Pagamento degli interessi ai soli piccoli risparmiatori privati che possiedono il 14% circa del debito, stabilendo un interesse del 2-3%.
Gli interessi del rimanente 86% lo pagasse chi l’ha contratto certamente non i cittadini e i lavoratori a reddito fisso.
Potrebbe essere un primo passo per cambiare in meglio le sorti del paese magari cominciando ad accompagnare alla porta questa classe politica che ha contribuito a ridurre alla fame i cittadini mentre si riempiva le tasche di soldi sottratti alla comunità.
Tu chiamala se vuoi antipolitica.

sabato 5 maggio 2012

I cannoli di Cuffaro




La politica dei Casini


Pierferdi non è affatto preoccupato del sicuro successo del movimento di Grillo.
Quello che maggiormente preoccupa l'onorevole Casini è il populismo, il qualunquismo e la demagogia.
E' fermamente convinto che chi semina vento raccoglie tempesta e che l'unico antidoto all'antipolitica è migliorare la politica.
Mentre il leader dell'UDC è impegnato a scoprire l'acqua calda lo invitiamo tra una visita e l'altra all'amico Totò Cuffaro, ospite nelle patrie galere, a sentirsi moralmente in dovere di fare politica nell'esclusivo interesse dei cittadini unico antidoto alla politica del malaffare.