lunedì 10 ottobre 2011

Non dittatura, ma sultanato



Da un intervista a Giovanni Sartori
Il sultanato è un’invenzione spiritosa. Quello che mi premeva era bloccare la definizione della sinistra che continua ad affermare che Berlusconi è un dittatore perché non bisogna gridare al lupo prima che il lupo arrivi. Il lupo è vicino, ma a forza di dirlo la gente si abitua e al momento giusto quest’arma polemica sarà spuntata.

Ho preferito l’immagine storica del sultanato, che non dà l’idea del dittatore degli anni venti e trenta che rifaceva o cancellava la costituzione e che si proclamava dittatore con compiacimento. Ora il processo è diverso: le tentazioni di un potere poco controllato, anche assoluto, avvengono svuotando la democrazia dall’interno, in sostanza cancellando sempre più la resistenza dei contropoteri, delle controforze sulle quali si fonda il costituzionalismo liberale. Questo è quello che avviene oggi, in futuro non si sa. Berlusconi secondo me è sempre più megalomane e potrebbe essere pericoloso. A lui interessa comandare, quello che conquista è suo e sul suo comanda lui, punto e basta. È questo assolutismo di fatto più che di diritto che ho voluto evocare con la nozione di sultanato.

«Berlusconi ormai è un sultano. Mi diverto a chiamarlo così perché il termine islamico evoca, insieme, fasto e potere dispotico. Il Cavaliere sultaneggia su un partito prostrato ai suoi piedi. Nomina ministri e ministre chi vuole. Li caccia come se fossero personale di servizio. Nessuno fiata. I ministri del partito di sua proprietà sono tali per grazia ricevuta. E tornano a casa senza nemmeno un gemito, se così decide il padrone. Non manca nemmeno un gradevole harem di belle donne. Il sultanato era un po’ così».

E gli italiani? Agli italiani non interessa.Gli italiani vanno in chiesa, al supermercato allo stadio. Che mme frega non so mica Pasquale io

Woody Allen: "Dio è morto; Marx è morto... e anch'io non mi sento troppo bene".

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