martedì 30 agosto 2011



Grande scoop di Minzolini

Lo stress da rientro

Senso di stordimento, calo dell'attenzione, mal di testa, digestione difficile, raffreddore, mal di gola, tosse e dolori muscolari: possono essere tutte manifestazioni del cosiddetto stress da rientro, quello stato di tristezza post-vacanza che, secondo le statistiche, colpisce circa un italiano su dieci.

Le cause

La ragione del repentino mutamento del nostro umore è, il più delle volte, il rapido cambiamento delle abitudini: se durante le vacanze siamo stati rilassati e occupati in attività che non comportano particolari obblighi, il ritorno a casa e al lavoro rappresenta la ripresa dei ritmi di tutti i giorni e delle responsabilità della vita quotidiana.
Questi cambiamenti, soprattutto se avvengono in maniera brusca, possono causare una perturbazione nei delicati equilibri dell’organismo. Il corpo necessita di qualche tempo per "acclimatarsi" e abituarsi alle nuove condizioni di vita e, durante questo periodo, soffre. Da qui, l’impressione del sentirsi giù, distratti, poco efficienti, con la testa tra le nuvole.

Quelli che in vacanza non vanno

I dati di un sondaggio Confesercenti-Swg ci dice che 7 italiani su 10 andranno in vacanza, per un totale di circa 33,5 milioni di persone. Prima di tutto penso al fatto che non tutti possono permettersi di andare in vacanza: ci sono tante persone anziane che non hanno la disponibilità economica e la possibilità materiale di spostarsi in luoghi di villeggiatura; poi mi viene in mente la famigerata crisi che ha dimezzato i risparmi, ridotto i consumi ed in molti casi eliminato le ferie di molti italiani, così tante famiglie sono state costrette a rinunciare alle amate vacanze al mare per mancanza di denaro; ci sono quelli che il lavoro non ce l’hanno e allora invece di andare in vacanza passano il tempo a cercarlo; ci sono quelli che magari hanno un lavoro ma non hanno ferie, perché magari hanno un contratto di tirocinio non retribuito in cui le ferie non sono previste; ci sono poi persone che devono accudire familiari 24 ore su 24 e non hanno la possibilità di spostarsi.
Una cosa è certa, gli gireranno sicuramente le palle per mille motivi ma non soffriranno di stress da rientro.



venerdì 26 agosto 2011

A politico Donato non cantare gli conviene



(Griderò nella notte infinita la tristezza che porto nel cuor)
(Una voce risponde stizzita: "ma quand'è che ti togli di torn?")

Dal cassetto di un collezionista bresciano è spuntato un 45 giri degli anni 60 sul quale è incisa la voce del futuro “senatur” che al tempo si esibiva con lo pseudonimo di «Donato» (nella foto un'immagine di Bossi-Donato). La canzone si intitola Ebbro, gli autori sono Mazzucchelli e Bossi e dirige l'orchestra lo stesso maestro Mazzucchelli. La notizie è apparsa sulle pagine del Corriere della Sera dove a parlare è Mirko Dettori, musicista professionista, il possessore dell'unico esemplare di Ebbro, 45 giri stampato dall'etichetta discografica Caruso. Il disco è stato messo in vendita sul sito «Mercatinomusicale» al prezzo di 250 mila euro. Cifra pazzescha se si pensa che una rarità dei Beatles costa meno di 10mila. “È chiaro che si tratta di una provocazione” spiega Dettori al giornalista Claudio Del Frate “volevo far sapere soprattutto che il disco di Bossi esiste davvero”. La canzone dovrebbe essere state incisa nel 1964 quando Umberto Bossi aveva 21 anni ed era soprannominato dagli amici "Il Triglia". Si tratta di un boogie woogie come se ne sentivano molti all'epoca. Sul lato B un rock – sempre targato Mazzucchelli-Bossi – dal titolo Sconforto. La domanda ora è: chi comprerà il disco? “Cifra sbalorditiva a parte, la mia intenzione è venderlo” spiega Dettori al Corriere “ma vorrei che andasse a qualcuno in grado di valorizzarlo: penso alla Rai, a qualche casa discografica o perché no, a Bossi stesso o alla Lega Nord. In fondo, è un documento storico, che riguarda un personaggio della nostra vita pubblica.
Un fatto comunque è certo. Se "Donato" avesse continuato a cantare sicuramente avrebbe preso tonnellate di pomodori marci sul muso ma, sicuramente, avrebbe fatto meno casino.

venerdì 19 agosto 2011

Crisi economica Il Signoraggio bancario



Signoraggio, Esempio in soldoni
(di Sandro Pascucci)

lo Stato prende in prestito una banconota da €100 euro dalla Banca Centrale e la «paga» con una «obbligazione» da €100. A fine anno dovrà «drenare» dalla popolazione quei €100 per restituirli al legittimo proprietario (che è il Bankiere Internazionale), più gli interessi, diciamo un 2,5%. La Banca Centrale ha stampato quella banconota spendendo (tutto compreso) 30 centesimi di euro (quindi era solo un pezzo di carta, una merce come un altra, come un biglietto del cinema) mentre la banconota da €100 (+2,5%), che lo Stato restituisce alla Banca Centrale, l'ha tolta a noi ed essa è frutto del nostro lavoro, delle nostre fatiche, del nostro sudore, insomma è pregna di valore e impegno umano! La Banca Centrale è una tipografia e si comporta come se fosse la padrona della banconota! Ve lo immaginate l'impresario di un teatro che si sente dire dal tipografo: «Considerato che l'ingresso al tuo spettacolo «vale» €40 allora i biglietti da me stampati te li affitto e me li paghi €41» !

Ergo:
il signoraggio su una singola banconota è di €102,5 - €0,30 = €102,2
Fate Voi i conti.. e questa è la punta dell'iceberg, sotto, celata e forse più pericolosa, c'è la riserva frazionaria. [www.signoraggio.com]

Beppe Grillo spiega il Signoraggio